Dati tecnici

Le principali caratteristiche di un materiale lapideo sono:

È il rapporto, espresso in kg/m3, tra la massa ed il volume apparente. Essa fornisce un indicazione di massima della compattezza che è particolarmente importante quando si devono calcolare i carichi di manufatti quali strutture portanti o pannelli di rivestimento, quando si debbano progettare murature di pietra a protezione marittima, fluviale o per il contenimento dei terreni. Inoltre una compattezza elevata fa si che polveri, odori, fumo, germi e pollini non penetrino lo strato superficiale del materiale. L'unità di misura è il Kg/m3.

E' la capacità di assorbire acqua valutata in base all'aumento di peso che ne consegue. Fornisce indicazioni sulla compattezza e sulla durevolezza in condizioni ambientali normali e nei casi di contatto prolungato con acque meteoriche o terreni umidi. L'introduzione di acqua in un materiale roccioso è infatti uno dei meccanismi maggiormente responsabili del degrado dei materiali. Questo aspetto è dunque inversamente proporzionale alla resistenza meccanica e strettamente legato alla gelività del materiale. Poiché, per la maggior parte delle rocce, il coefficiente di imbibizione è molto basso, il risultato è generalmente espresso in incremento percentuale rispetto peso iniziale.

Si varia da coefficienti medi di 0,5% per i graniti al 15 % dei tufi.

La resistenza alla compressione di una roccia è la resistenza opposta alle sollecitazioni che tendono a frantumarla per schiacciamento. Tra i molti fattori che influenzano la resistenza a compressione (struttura, tessitura, stato di alterazione, durata di applicazione dei carichi, etc.) assume particolare importanza la struttura della roccia. Da essa dipende la coesione della roccia stessa che sarà generalmente maggiore nelle rocce a grana fine e finissima. Differentemente i materiali stratificati o comunque orientati hanno generalmente una direzione preferenziale lungo la quale mostrano minor resistenza.
L'unità di misura è il MPa.

E' la resistenza alla compressione di una roccia che ha subito un ciclo di gelo e disgelo. L'acqua che penetra nei pori per effetto del gelo aumenta di volume passando dallo stato liquido a quello solido e ciò si ripercuote sulla solidità del materiale. Si dicono gelive quelle rocce che offrono scarsa resistenza al gelo, in particolar modo alle escursioni di temperatura tra valori sotto e valori sopra lo zero. Fattori che incidono negativamente sulla gelività sono la struttura a scaglie, la porosità, il coefficiente di imbibizione e la presenza di argilla.
L'unità di misura è il MPa risultante dalla media di quattro prove.

Un esempio tipico di sollecitazione a flessione è costituito dalle spinte esercitate dal vento sulle lastre di rivestimenti parietali, tale azione è tra le più pericolose poiché ha carattere affaticante e la sua valutazione è uno dei problemi cardine per la progettazione dei rivestimenti esterni, soprattutto quando si prevede l'impiego di esigui spessori di materiale lapideo. Da un punto di vista numerico, si può grossolanamente dire che valori medi registrati per un materiale corrispondono al 5% della sua resistenza alla compressione.
L'unità di misura è il MPa risultante dalla media di cinque prove.

È il rapporto tra il valore della compressione esercitata su un corpo roccioso ed il valore della diminuzione di lunghezza che esso subisce. Si tratta di una proprietà che permette di eseguire specifici controlli di stabilità e di sicurezza statica su elementi sottoposti a sollecitazione meccanica.
Il modulo elastico viene quindi definito come il rapporto tra variazione di tensione longitudinale e la deformazione unitaria in direzione longitudinale prodotta dalla variazione di tensione e viene espresso in MPa.

Consente di valutare il comportamento di un materiale collocato in zone soggette a sfregamento, calpestio e transito di persone, veicoli o cose. Si tratta dunque di un abrasione che, in un tempo più o meno lungo, modifica le caratteristiche superficiali originarie del materiale. Il risultato viene espresso come coefficiente relativo di abrasione, cioè come rapporto tra le altezze degli strati abrasi nel materiale di riferimento (il granito di S. Fedelino) e nel materiale in prova.
Le rocce che risultano più resistenti del granito di San Fedelino hanno un indice maggiore di 1, quelle meno resistenti hanno un indice minore di 1.

Definisce la resistenza alla rottura per azione di un colpo diretto inflitto da un corpo contundente. Consente di valutare il comportamento dei materiali lapidei in tutte quelle situazioni in cui possa presentarsi l'eventualità di colpi istantanei, come la caduta di oggetti pesanti.
Il risultato è dato dall'altezza minima di caduta, espressa in cm, di una sfera di acciaio del peso di Kg. 1 che, colpendo la lastra nel centro, la spezzi.

Vengono rilevati coefficienti di dilatazione nelle rocce per lo più da considerarsi trascurabili quando ad esse sia data la possibilità di dilatarsi; differentemente quando la dilatazione è impedita, in quanto si creano all'interno della roccia tensioni che possono spingersi oltre il valore sopportabile di resistenza alla compressione o provocare deformazioni irreversibili del materiale. Importante nei casi in cui il materiale viene posato a stretto contatto con pareti per cui può trasmettere più o meno rapidamente gli sbalzi termici al variare delle condizioni ambientali tra interno ed esterno.
I valori dipendono dalla struttura, dalla tessitura e dalla composizione mineralogica del materiale: sono più elevati quelli di rocce compatte e a grana fine, meno quelli di rocce porose e a grana grossa.

E' l'attitudine di una roccia ad essere incisa o segata, la prova si ottiene mediante la valutazione della penetrazione di un utensile diamantato.
In base a tale proprietà si possono distinguere:

PIETRE DURE: Porfido / Basalto / Granito / Gneiss / Quarzite

  • Contengono principalmente minerali come quarzo, feldspati e mica.
  • Sono resistenti agli acidi e al taglio.
  • Risultano particolarmente indicate per pavimentazioni soggette a utilizzo intenso, rivestimenti e piani di cucina.

PIETRE TENERE: Marmo / Travertino / Arenaria / Calcare

  • Contengono calcite, argilla o mica.
  • Non sono resistenti agli acidi.
  • Risultano indicati per rivestimenti murali per interni e per esterni.

La colorazione dei materiali lapidei può variare nel tempo, specie in elementi posti all'esterno e all'azione diretta delle intemperie del clima.
E' talvolta possibile una progressiva alterazione cromatica, in generale i materiali bianchi tendono ad assumere tonalità giallastre o grigie, quelli scuri a schiarire, quelli verdi, rossi e gialli ad assumere toni meno brillanti.

Le pietre naturali sono inerti alle fiamme, non emettono sostanze tossiche e assicurano un'efficace protezione delle strutture rivestite.

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